“Italia ‘maglia nera’ in Europa su welfare e politiche di sostegno alla famiglia. L’allarme arriva da Bruxelles, dove ieri la commissaria all’Occupazione e agli Affari Sociali, Marianne Thyssen, ha presentato il rapporto su Occupazione e sviluppi sociali in Europa nel 2015, che mette nero su bianco una realtà che la nostra associazione denuncia da anni: in assenza di politiche di sostegno adeguate e di riforme strutturali del settore, le famiglie italiane sono state costrette a dare vita ad un vero e proprio welfare ‘fai da te'”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo, aderente Confedilizia.

 “Nel rapporto – prosegue Zini – si analizzano dati relativi al tasso di impiego femminile, al numero di bambini a rischio povertà e al reddito delle famiglie che, secondo la nostra associazione, andrebbero sostenute con politiche di sgravi fiscali. A questo proposito Assindatcolf ha commissionato una ricerca al Censis, pubblicata lo scorso novembre, ‘Sostenere il welfare familiare’, dalla quale emergono con chiarezza dati che dovrebbero far riflettere le istituzioni. Sono 2 milioni e 143 mila le famiglie che nel 2015 si sono avvalse del contributo di colf, badanti e baby sitter ma ben il 91,6% di queste non riceve alcuna forma di sostegno. Una condizione che spesso obbliga a ridurre altre voci di spesa, come, infatti, è accaduto a quasi il 50% dei diretti interessati. Ed infine, il Censis attesta che tra le famiglie che non utilizzano i servizi di collaborazione domestica, il 12,1% ne avrebbe invece bisogno, ovvero 2,9 milioni di famiglie”.

 “In considerazione dell’impatto, anche economico e non solo occupazionale, – conclude Zini – che questa domanda potrebbe generare, Assindatcolf si sta battendo per chiedere alle istituzioni competenti il riconoscimento della totale deducibilità del costo del lavoro domestico. Un’operazione di equità sociale non più rinviabile che, al netto degli effetti diretti ed indiretti, potrebbe risultare a costo zero per le casse statali restituendo, però, alle famiglie potere d’acquisto e quindi maggiori disponibilità sui budget domestici. Questo oltre a contribuire a rimettere in moto l’economia del paese, avrebbe ripercussioni importanti anche nell’emersione del lavoro nero, che nel settore domestico tocca picchi elevatissimi, con oltre il 50% dei lavoratori irregolari,quasi sempre donne, aspetto, del resto, peculiare del settore. Solo in questo modo l’Italia, oggi fanalino di coda, potrebbe essere in grado di recuperare posizioni in Europa in termini di sostenibilità del suo sistema di Stato sociale”.

 

 

 

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Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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