“La normativa che attualmente regola il lavoro accessorio, oltre a non garantire i diritti ai lavoratori che vengono retribuiti con i cosiddetti voucher, è anche estremamente rischiosa per le famiglie, esponendole a possibili controversie legate ad un utilizzo improprio dei buoni lavoro”. È quanto afferma Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, a nome di Fidaldo che questa mattina è stata audita in commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, in materia di lavoro accessorio.

 “Abbiamo già delle vertenze, – aggiunge – poiché in molti casi non si tratta affatto di ricorrere ad un lavoro accessorio ma, al contrario, spesso siamo in presenza di un impiego che è a tutti gli effetti continuativo. Ecco perchè per prima cosa chiediamo che la normativa faccia chiarezza sulla tipologia giuridica di contratto che si viene ad instaurare. Anche in presenza di voucher occorre un accordo scritto tra le parti, quanto all’aspetto economico, è indispensabile introdurre, come già avviene per imprese e per liberi professionisti, il limite di retribuzione a 2 mila euro per singolo committente. Contestualmente – prosegue – è altrettanto importante abbassare la soglia massima, fissata a 7 mila euro netti, che un lavoratore può percepire l’anno. Nel settore domestico, infatti, il 90% dei rapporti di lavoro subordinato part-time rientra nel computo di questa cifra. Tradotto significa che invece di ricorrere ad un regolare contratto di lavoro, con tutte le tutele che questo impone, si autorizza di fatto ad utilizzare lo strumento dei voucher come sostitutivo”.

 “Premesso che l’introduzione di un meccanismo di tracciabilità, così come annunciato dal Governo, non è più rinviabile, – continua – un’altra strada che potrebbe essere percorsa per regolamentare in modo più puntuale il lavoro accessorio è quella di prevedere più semplicemente una soglia temporale, che potrebbe essere di 2 o 3 mesi, oltre la quale non sarebbe più possibile utilizzare lo strumento dei voucher, sia per il lavoratore, che per il committente”.

 “Infine, – conclude – ritenendo che con l’attuale normativa sussista un elevato rischio ‘vertenza’ per le famiglie italiane che si avvalgono di un aiuto domestico, in qualità di associazione che ne tutela gli interessi annunciamo che se non arriveranno modifiche in tempi e modi certi dal Governo e dal Parlamento, siamo pronti ad avviare un confronto con le altre parti sociali al fine di incentivare una politica di ‘autolimitazione’ dello strumento buono lavoro”.

 

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