Secondo una ricerca condotta dal Censis per Assindatcolf contenuta nel Rapporto 2023 Family (Net) Work, per far fronte al caro retribuzioni badanti scattato da gennaio 2023 per effetto dell’inflazione, le famiglie datrici di lavoro domestico chiedono incentivi all’assunzione per ridurre il costo, preferendo una prestazione universale dedicata alla non autosufficienza maggiorata in caso di personale regolarmente assunto
Famiglie preoccupate per l’incremento degli stipendi delle badanti. Con l’aumento dell’inflazione che da gennaio 2023 ha fatto scattare un incremento del 9,2% dei minimi retributivi delle badanti, il costo per la gestione degli anziani e dei non autosufficienti rischia di diventare insostenibile. Così la pensano quasi 6 famiglie datrici di lavoro domestico su 10 (il 59% delle famiglie associate ad Assindatcolf, a cui è stato somministrato un questionario tra dicembre 2022 e gennaio 2023, ha dichiarato insostenibile o solo parzialmente sostenibile la spesa per la badante). A motivare l’insostenibilità della spesa per le prestazioni di una badante vi sono ragioni che rimandano soprattutto al crescente bisogno di assistenza, da una parte, e all’indisponibilità futura di risorse avendo già usufruito dei propri risparmi per mantenere il livello di assistenza attuale e necessario, dall’altra. È quanto emerge dallo studio «Il lavoro domestico. Una risorsa per il nuovo welfare» realizzato dal Censis per Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. Il Paper è il primo capitolo del Rapporto 2023 Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico – il nuovo progetto editoriale promosso da Assindatcolf con la partnership di Censis, Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Fondazione Studi Consulenti del Lavoro e Centro Studi e Ricerche Idos.
Le agevolazioni per ridurre i costi dell’assistenza familiare. Nella scala di priorità degli strumenti più urgenti da adottare nell’ambito della tutela della non autosufficienza le famiglie posizionano al primo posto la previsione di incentivi all’assunzione per ridurre il costo che si deve sostenere per la badante. Segue, al secondo posto, la promozione di interventi di sanità preventiva presso il domicilio delle persone anziane e, al terzo, il miglioramento dell’invecchiamento attivo, con la predisposizione di accessi facilitati ai servizi sanitari e sociali. Interpellate rispetto ai nuovi strumenti di tutela previsti nel Disegno di Legge Delega in favore delle persone anziane, oltre 8 famiglie su 10 (l’82,9%) ha poi dichiarato di preferire una prestazione universale in denaro commisurata all’effettivo fabbisogno assistenziale, con la previsione di una maggiorazione in presenza di personale domestico regolarmente assunto, rispetto all’importo dell’attuale indennità di accompagnamento senza vincoli di utilizzo, scelto solo dal 17,1% degli intervistati.
Le altre criticità: invecchiamento della popolazione e lavoratori domestici irregolari. Oltre allo stato d’animo delle famiglie nell’attuale congiuntura, lo studio affronta anche questioni di portata più generale come l’invecchiamento della popolazione e le prestazioni irregolari nel lavoro domestico. In Italia l’età media passerà dagli attuali 45,9 anni a 49,6 anni nel 2040, fino a superare i 50 anni dopo il 2050. Sono poco più di 14 milioni le persone con almeno 65 anni, circa 3 milioni le persone con gravi limitazioni nelle attività svolte abitualmente. Nella logica di un generale riassetto del welfare rispetto ai cambiamenti demografici non può rimanere escluso l’annoso problema del lavoro domestico irregolare che, secondo lo studio, nell’anno 2020 ha registrato un tasso di irregolarità pari al 52,3% per gli occupati e del 54% se si prendono in considerazione le posizioni lavorative.
«Alla soluzione di queste criticità si confida possano, almeno in parte, rispondere alcuni provvedimenti presi di recente come il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, il Family Act ma, soprattutto, il Disegno di Legge Delega in materia di politiche in favore delle persone anziane, attualmente all’esame del Parlamento», dichiara Andrea Zini, Presidente di Assindatcolf. «Il nostro auspicio, è che nella stesura definitiva della legge e, successivamente, nell’adozione dei decreti delegati, possano essere recepite le indicazioni che arrivano direttamente dalle famiglie, oramai consapevoli di come la gestione della non autosufficienza non possa più essere affidata a soluzioni precarie, provvisorie o fai da te. Al contrario servono aiuti concreti che rendano sostenibile la spesa e, allo stesso tempo, facciano emergere il lavoro irregolare».
Questi sono i principali risultati del 1° Paper del Family (Net)work «Il lavoro domestico. Una risorsa per il nuovo welfare» realizzato dal Censis per Assindatcolf, che è stato presentato oggi a Andrea Toma, responsabile dell’area Economia, Lavoro e Territorio del Censis, e discusso da Andrea Zini, Presidente di Assindatcolf, Alessandra Locatelli, Ministro per le Disabilità, Aude Boisseuil, Delegato Generale Effe (European Federation for Family Employment & Home Care), Ester Dini, responsabile Ufficio Studi Consulenti del Lavoro, Luca Di Sciullo, Presidente del Centro Studi e Ricerche Idos, Alessandro Lupi, Vicepresidente Assindatcolf, e Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis.