Agevolazioni fiscali ed emersione del lavoro nero, in una sola espressione: deducibilità totale del costo del lavoro domestico. Questa la “ricetta” di Assindatcolf per sostenere in modo concreto e strutturale le famiglie italiane, una proposta che l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico ha indirizzato al Governo in vista della stesura della prossima Legge di Stabilità. Ad illustrarne i contenuti c’erano, questa mattina presso la sede della Stampa Estera, il vice presidente Assindatcolf Andrea Zini e la presidente della Federazione Europea dei Datori di Lavoro Domestico, Effe, Marie Bèatrice Levaux.
“Assindatcolf – ha spiegato Zini – è a lavoro, in modo trasversale e a tutti i livelli istituzionali, per ottenere la piena deducibilità del costo del lavoro di colf, badanti e baby sitter, una misura fiscale che consentirebbe alle famiglie di abbassare l’imponibile su cui si pagano le tasse potendo arrivare a dedurre non solo i contributi versati, operazione che attualmente è già possibile fare fino ad un massimo di 1549,37 euro l’anno, ma anche gli stipendi veri e propri, che rappresentano la parte principale degli esborsi a carico delle famiglie. Il lavoro domestico è un settore che riguarda la vita di tutti noi e solo intervenendo in questo comparto il Governo avrebbe la certezza di arrivare a tutte le famiglie, senza distinzione. Sarebbe una misura finalmente strutturale che certificherebbe la fine di politiche una tantum e interventi a ‘pioggia’ così come siamo stati abituati ad avere fino ad oggi”.
Tra i vantaggi collegati all’operazione deduzione totale del costo del lavoro domestico ci sarebbero non solo i risparmi di cui potrebbero godere le famiglie (tra i 2 mila ed i 5 mila euro l’anno a seconda delle prestazioni richieste) ma anche una consistente emersione del lavoro nero. A calcolarlo è stato il Censis in un rapporto presentato lo scorso novembre, ‘Sostenere il welfare familiare’, commissionato proprio da Assindatcolf, che stima che potrebbero essere regolarizzati circa 340 mila lavoratori su 876 mila occupati irregolari che caratterizzano il settore, in termini percentuali si tratta del 54,9% del totale, ovvero più della metà della forza lavoro del comparto”. Quanto ai costi che dovrebbe sostenere lo Stato se consentisse alle famiglie di dedurre il costo del lavoro domestico, sempre le proiezioni del Censis parlano di un saldo di 675 milioni di euro che, al netto di effetti diretti ed indiretti, scenderebbe a 72 milioni di euro.
“L’auspicio di Assindatcolf – ha concluso Zini – è che il Governo possa recepire le nostre istanze anche in considerazione delle buone relazioni instaurate con il ministro delegato alla famiglia, Enrico Costa con cui abbiamo avuto un incontro proprio ieri in occasione dell’ufficio di presidenza di Effe. Nell’ambito della definizione del Testo Unico della famiglia il ministro si è, infatti, reso disponibile ad analizzare le nostre proposte in vista di un loro eventuale inserimento nel documento stesso. Abbiamo anche apprezzato l’ascolto che Costa ha dedicato alle esperienze europee e francesi presentate come buone prassi alle quali tendere. Nella convinzione che la deduzione totale del lavoro domestico sia la strada maestra per attivare un circuito virtuoso in questo paese, come associazione che dà voce alle famiglie siamo tuttavia pronti a sostenere ogni iniziativa, anche legislativa, che punti ad aumentare gli incentivi fiscali nel settore domestico”.
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