Allargare le maglie del decreto flussi e assumere rifugiati ucraini in fuga dalla guerra: è questa la ‘soluzione’ indicata dalle famiglie datrici di lavoro domestico per far fronte alla scarsa disponibilità di personale disposto a lavorare come colf, badante o baby sitter. Secondo i dati che emergono dall’indagine condotta dal Censis per conto di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, 6 famiglie su 10 (il 59% del campione) valutano positivamente il recente provvedimento che consente l’assunzione dei profughi ucraini in fuga dalla guerra che abbiano fatto richiesta di protezione temporanea. Nel dettaglio, se il 20,5% delle famiglie indica come effetto positivo la maggiore disponibilità di personale domestico e il 13,9% sottolinea l’importanza di poter far fronte alla domanda di lavoratori conviventi da parte delle famiglie, il 24,6% considera, però, rilevante l’eventualità che la permanenza in Italia dei rifugiati ucraini possa essere di breve termine. Al contrario, circa un quinto delle famiglie non ritiene risolutivo, nell’immediato, il provvedimento, soprattutto se si considerano aspetti come la lingua (17,5%) o il livello di vaccinazione contro il Covid, tendenzialmente inferiore in Ucraina rispetto a quello dell’Italia (3,8%).

Sempre relativamente al problema della carenza di personale domestico, 7 famiglie su 10 vedono nell’allargamento dell’annuale Decreto-Flussi un’opportunità. Di queste il 48% teme però che non sia risolutivo se si guarda alle professionalità che interessano le famiglie. Al netto di chi non si esprime (il 14,3%), il giudizio negativo accomuna il 12,1% sul totale delle famiglie: il 6,4% motiva la propria posizione esprimendo una preferenza per la nazionalità italiana del lavoratore, il 5,5% considera, invece, prioritario non aumentare gli ingressi di lavoratori extracomunitari in Italia.

Infine la situazione economica delle famiglie datrici di lavoro domestico che, proprio a cavallo dello scoppio del conflitto russo-ucraino, subisce un tendenziale peggioramento. Stando alla ricerca Censis-Assindatcolf, tra novembre del 2021 e maggio di quest’anno si riduce, infatti, l’area della “stabilità” (dal 68,1% al 59,5%) e la percezione negativa riguarda oggi il 36,9% delle famiglie (contro il 26,7% di sei mesi addietro). Il prossimo futuro non riserva un cambiamento di clima: anche in questo caso la percezione di una situazione stabile cede una quota importante a giudizi più pessimisti sui prossimi 6 mesi (oltre 14 punti percentuali in meno fra novembre e maggio).

“La realtà che emerge dall’indagine commissionata al Censis – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – è ormai largamente nota, soprattutto a chi la vive in prima persona. L’Italia è un paese che tende strutturalmente all’invecchiamento ma dove, paradossalmente, è sempre più difficile trovare personale fidato e competente. Ad un mancato ricambio generazionale della forza lavoro, che per oltre la metà è over 50, si aggiunge poi la questione flussi di ingresso, molto sentita considerando che il 70% dei lavoratori sono stranieri e che da oltre un decennio non vengono dedicate quote specifiche. Un altro paradosso che, se affrontato, potrebbe risolvere il problema della carenza di personale, come testimoniamo le famiglie stesse che oggi valutano positivamente anche la possibilità di assumere rifugiati ucraini. In questa prospettiva sarebbe utile replicare nel settore domestico quello che è avvenuto nell’edilizia, dove è stato siglato un protocollo di intesa tra i Ministeri del Lavoro e dell’Interno per favorire l’inserimento socio lavorativo di richiedenti e titolari di protezione internazionale e altri cittadini stranieri in condizioni di vulnerabilità. Accogliamo, dunque, con favore l’apertura del Ministro Orlando, che si è detto pronto a firmare accordi analoghi anche in altri settori: Assindatcolf – conclude Zini – è da subito disponibile a lavorare su un percorso ad hoc per il comparto domestico”.

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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