“L’Assindatcolf, Associazione nazionale dei datori di lavoro domestici, componente Fidaldo e aderente Confedilizia, sottolinea, in merito al dibattito sull’articolo 18, come il settore del lavoro domestico continui a crescere anche perché non interessato dalle tutele previste dallo stesso articolo”. Lo afferma in una nota Andrea Zini, vicepresidente dell’Assindatcolf. “Il datore di lavoro – spiega – come previsto dal CCNL può, infatti, ricorrere al licenziamento ad nutum, risolvendo così il rapporto di lavoro in qualsiasi momento. In ogni caso, un fattore che non va dimenticato, e che potremmo definire non a caso vincente, è il continuo aumento della domanda. E’ la somma dei due fattori, domanda in crescita e libero recesso, che ha dato, almeno nel nostro caso, dei risultati estremamente positivi. Ricordiamo che gli addetti al settore, in piena crisi, sono passati dai 680 mila del 2008 ai 950 mila del2013”. “Soffermandoci poi sull’art5, inmateria di maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro – aggiunge ancora il vicepresidente dell’Associazione – riteniamo che questo debba essere letto da un duplice punto di vista: sicuramente per le donne che assumono personale per conciliare i tempi di vita e di lavoro possono emergere maggiori opportunità e aiuti anche in forma di tax credit. Intendiamo, però, evidenziare che se lo stesso articolo venisse applicato senza nessun adeguamento alle lavoratrici domestiche – spiega il vicepresidente dell’Assindatcolf – andrebbe a penalizzare la donna datrice di lavoro, dandole minori possibilità di conciliare le proprie esigenze di vita con quelle lavorative, disattendendo lo spirito stesso della norma”. “Sempre in merito all’articolo 5 – sottolinea infine Zini – si intravede nell’armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico, un’opportunità per raggiungere, come sopra già evidenziato, uno dei nostri principali obiettivi: l’emersione del lavoro nero, visto che, spesso, le lavoratrici domestiche rifuggono l’assunzione per mantenere le agevolazioni fiscali derivanti al coniuge dal loro stato, solo formale, di non occupate”.  

 

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