Ad Expo Milano 2015 il convegno organizzato da Assindatcolf “La famiglia: dove mangia, come vive”. Presentate le ultime stime del Censis su “famiglia come motore economico”. Focus su famiglia come welfare alternativo.

In Italia, secondo le più recenti stime del Censis, 2 milioni e 158 mila famiglie si avvalgono dell’ausilio di un collaboratore domestico, colf, badanti, baby sitter. Oltre 3 milioni di famiglie ne avrebbero invece bisogno ma non possono sostenerne il costo. Come invertire la tendenza e rendere sostenibile o addirittura vantaggioso assumere in modo regolare un lavoratore? Per Assindatcolf, associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, (aderente a Confedilizia e componente Fidaldo) la soluzione sta nel rendere completamente deducibile il costo del lavoro domestico. Il tema è stato al centro del convegno dal titolo “La famiglia: come mangia, dove vive”, organizzato da Assindatcolf questa mattina al Padiglione Unione Europea ad Expo Milano 2015.

“Se in Italia ci fossero delle politiche adeguate le famiglie sarebbero incentivate ad assumere personale e a farlo in regola. Per questo – ha spiegato nel corso del convegno il vice presidente di Assindatcolf, Alessandro Lupi – chiediamo delle modifiche normative e lo stiamo facendo anche in sede di discussione della Legge di Stabilità, affinché si renda completamente deducibile il costo del lavoro domestico. In questo modo – ha continuato – si otterrebbero numerosi vantaggi, primo tra tutti dal punto di vista della regolarizzazione del lavoro. Assindatcolf ha, infatti, calcolato che su un totale stimato di circa 500 mila lavoratori che operano in nero, potrebbero essere regolarizzati dai 250 ai 350 mila addetti. In secondo luogo, – ha proseguito – l’operazione rappresenterebbe una vera boccata d’ossigeno per le famiglie, che in questo modo riuscirebbero a recuperare fino a 5-6 mila euro l’anno”. 

Complessivamente Assindatcolf ha calcolato che per rendere completamente deducibile il costo del lavoro domestico “lo Stato dovrebbe spendere circa 900 milioni di euro – ha aggiunto ancora Lupi – a fronte, però, di maggiori entrate nelle casse pubbliche in termini contributivi e fiscali e di minori costi sociali: meno pensioni sociali future, minore ospedalizzazione di anziani lungodegenti”.

Nel corso del convegno sono stati presentati alcuni dati del Censis che descrivono la famiglia “come motore di sviluppo – ha spiegato il direttore di ricerche Censis, Andrea Toma – soprattutto alla luce della crescita del valore economico delle attività delle famiglie come datori di lavoro, che nel 2014 ammonta a 19 miliardi e 268 mila milioni di euro, con un incremento del 3,1% rispetto al 2010”. E ancora, sempre secondo le più recenti stime del Censis: “Nel 2015 il numero di famiglie che hanno fatto ricorso all’ausilio di un lavoratore a domicilio sono state 2 milioni 158 mila, l’8,3% del totale. Sebbene si sia registrata una riduzione dello 0,4% in due anni, – ha proseguito Toma – l’utilizzo del lavoro domestico è diventato strutturale nell’economia delle famiglie, anche di fronte alla crisi”. Per contro, se oltre 2 milioni di famiglie ricorrono ad un lavoratore a domicilio “3 milioni 146 mila famiglie, ovvero il 12,1% del totale delle famiglie, dichiara che, pur avendone bisogno, non è in grado di sostenere il costo” ha precisato il direttore di ricerca del Censis.

Una “fotografia”, quella scattata dal Censis, che si va ad affiancare all’indagine socio-statistica presentata da Carla Facchini, sociologa e docente dell’Università Bicocca di Milano, che ha realizzato un focus sui modelli di cura nelle famiglie italiane. “Il ricorso all’assistenza domiciliare – ha spiegato Facchini – aumenta con il progredire dell’età, tra gli anziani soli e tra chi ha gravi limitazioni. Tra gli over 75 che vivono soli oltre il 21% ha un aiuto domestico. Ed ancora, il ricorso ad aiuti retribuiti – ha continuato – aumenta con il livello di scolarità ma tuttavia rimane elevato anche per i ceti meno scolarizzati anche se con un aggravio, più o meno forte, sui bilanci familiari, specie se il lavoro è contrattualizzato. Secondo i dati Multiscopo Istat 2010, oltre il 37% degli anziani laureati over 75 ha un aiuto in casa, il 27% tra quelli con il diploma, ma anche tra anziani con più di 75 anni senza nessun titolo, ovvero con un livello di scolarizzazione che non arriva alla quinta elementare, il ricorso ad aiuti retribuiti riguarda comunque oltre il 15%” ha concluso.

 

 

 

 

 

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Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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