«Bene che in tema di flussi migratori il Governo abbia confermato e reso strutturale la sperimentazione avviata nel 2025 per il settore dell’assistenza familiare destinata a grandi anziani e disabili. Con questa misura – che attendiamo di leggere nel testo definitivo – si supera finalmente il tanto contestato meccanismo del click day, consentendo la presentazione delle domande in qualsiasi momento dell’anno e senza un limite massimo di quote». È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.

«Si tratta di un primo e importante passo verso il riconoscimento delle specificità di un settore, quello domestico, – prosegue Zini – che ha caratteristiche completamente diverse dagli altri contemplati nella programmazione dei flussi. Prima fra tutte: non è possibile prevedere quando si presenterà un’emergenza o quando sarà necessario assumere una badante o un qualsiasi altro lavoratore domestico. Positivo anche il riconoscimento del ruolo delle associazioni datoriali come la nostra, che restano tra gli intermediari abilitati, al fine di garantire maggiore trasparenza e sicurezza delle procedure e di creare un argine, seppur parziale, alla piaga del lavoro nero. Restiamo però convinti – aggiunge – che queste misure debbano essere estese a tutte le procedure, comprese quelle ordinarie. Il prossimo 18 febbraio è fissato il click day per il settore domestico relativo al 2026: sebbene il Governo, anche recependo una nostra stima sul fabbisogno di assistenza familiare, abbia aumentato le quote rispetto al triennio precedente, riteniamo che il click day anche qui debba essere superato. Ma soprattutto, sottolineiamo con fermezza che le tempistiche attuali per la presentazione e l’invio delle domande e soprattutto per il rilascio del nulla osta, non rispondono alle esigenze delle famiglie. Nelle grandi città, tra la domanda e l’arrivo del lavoratore in Italia, possono trascorrere dai 6 ai 9 mesi, tempi incompatibili con le urgenze che caratterizzano il settore».

«I dati – aggiunge Zini – confermano l’urgenza.  Secondo lo studio realizzato da Assindatcolf e Censis nell’ambito del Rapporto 2025 ‘Family (Net) Work’, in Italia 8,8 milioni di persone vivono sole, di cui il 55,2% ha oltre 60 anni, e l’indice di solitudine raggiunge 34,4 persone sole ogni 100 famiglie. La carenza di personale è evidente: ci sono in media solo 8,5 badanti ogni 100 persone sole over 60, con forti differenze regionali. La Sardegna registra il valore più alto (24,5%), seguita da Toscana (13,5%), Marche (13,4%), Friuli-Venezia Giulia (12,7%), Emilia-Romagna e Umbria (11,9%). In Lombardia il dato è in linea con la media (8,7%), mentre nel Lazio è inferiore (7%). In Sicilia, Calabria e Basilicata il rapporto scende a circa 3 badanti ogni 100 anziani soli. Non solo: secondo i più recenti dati Inps, i lavoratori domestici regolari censiti a fine 2024 erano 817.403, in calo del 2,7% rispetto al 2023 (-23.036). Cosa ancora più sorprendente, per la prima volta le badanti hanno superato le colf: 50,5% contro 49,5%, mentre dieci anni fa le colf rappresentavano il 57,3%. È un dato che conferma il progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Ecco perché – conclude il presidente di Assindatcolf – a nostro avviso le misure sui flussi dovrebbero essere inserite in una strategia più ampia che ponga al centro dell’agenda politica il tema dell’assistenza agli anziani, strettamente connesso anche a quello della denatalità: due facce della stessa medaglia».

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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