“Caos cartelle contributi domestici: alle famiglie datrici di lavoro che in questi giorni si siano viste recapitare avvisi di accertamento da parte dell’Inps relativamente alle posizioni contributive della ‘vecchia’ colf, badante o baby sitter, basterà inviare un’autocertificazione che attesti l’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro”. Lo dichiara Teresa Benvenuto, segretario nazionale Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo, aderente Confedilizia.
“Moltissime famiglie – spiega Benvenuto – ci stanno, infatti, contattando in queste ore per chiedere spiegazioni in merito ad avvisi di accertamento bonari inviati dall’Inps per mancato pagamento dei contributi di lavoro domestico, magari anche per rapporti di vecchia data (conclusi nel 2006) e quindi per importi molto elevati. A tutte queste famiglie che, per ovvi motivi, stanno vivendo momenti di grande tensione, vogliamo mandare un messaggio distensivo: si tratta di accertamenti di routine, atti a verificare eventuali vuoti contributivi riscontrati sul sistema, talvolta dovuti a periodi di sospensione dell’attività come avviene per permessi non retribuiti o maternità, o nel caso in cui non fosse stata correttamente registrata la cessazione dello stesso rapporto di lavoro.
Nessun allarmismo quindi, – prosegue il segretario nazionale Assindatcolf – perché per bloccare il procedimento bonario basterà produrre una dichiarazione di responsabilità, anche nel caso in cui non si avesse più a disposizione la vecchia documentazione. Il modello è già contenuto nell’avviso di accertamento ricevuto che, nel termine dei 30 giorni indicati, dovrà essere compilato ed inviato tramite fax al numero verde dell’Inps (800. 803. 164) o via mail (comunicazioniLD@inps.it), ricordandosi di allegare copia del documento di identità del datore di lavoro e, se sussiste, la vecchia documentazione.
L’obiettivo ultimo è quello di attestare la regolarità della posizione contributiva o l’avvenuta cessazione del rapporto di lavoro”. “Diverso il caso in cui – conclude Benvenuto – al datore di lavoro siano stati attribuiti dall’Inps ‘fasulli’ lavoratori, in altre parole se alla famiglia siano arrivati accertamenti relativi a domestici con i quali non si è mai avuto alcun rapporto, come ci stanno segnalando da più parti. A tutti coloro che si trovano in questa condizione consigliamo di recarsi in Questura a sporgere denuncia per furto di identità, comunicazione che dovrà successivamente essere trasmessa anche all’Inps, sempre tramite fax (in modo da poter conservare la ricevuta) o recandosi direttamente allo sportello”.