“Il Governo italiano deve urgentemente correre ai ripari e mettere mano al funzionamento dello strumento dei voucher. I dati diffusi dall’Inps sono allarmanti e mettono nero su bianco quello che da mesi la nostra associazione sta denunciando a gran voce: la riforma del lavoro accessorio non è più rinviabile”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo, aderente Confedilizia.
“L’incremento registrato tra il 2014 ed il 2015 dall’Inps, pari al 66% relativamente al numero di buoni lavoro venduti, testimonia che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe. Complessivamente, infatti, – prosegue Zini – nel 2015 sono stati venduti 115,1 milioni di voucher, di questi quasi 5 milioni sono solo nel settore domestico. Se confrontiamo il dato del 2015 con quello dell’anno precendete ci accorgiamo, però, che in soli 12 mesi l’aumento delle vendite di buoni lavoro destinati a colf, badanti e baby sitter è stato di oltre 3 milioni. Si tratta di numeri che impongono una riflessione generale ma soprattuto relativamente alle specificità del settore domestico. Peculiarità che se non considerate rischiano di compromettere la natura stessa dello strumento dei voucher, a partire dal limite massimo annuo che un lavoratore può percepire attraverso i buoni, che il Jobs Act ha fissato a 7 mila euro. Con questa cifra, infatti, un datore di lavoro domestico riesce a coprire l’attività di un collaboratore che presta servizio per 23-24 ore a settimana, ogni mese, per anni, con il rischio per la famiglia, già riscontrato in alcuni primi casi di contenzioso, che trascorso un determinato lasso di tempo il lavoratore muova rivendicazioni contrattuali e retributive derivanti dal mancato godimento di istituti retributivi quali ferie retribuite e TFR o dal mancato godimento di tutele previdenziali-assistenziali, quali la NASPI in caso di perdita involontaria del posto di lavoro o l’indennità di maternità per le lavoratrici madri”.
“Per evitare distorsioni del sistema, le specificità del settore domestico impongono che il plafond annuale netto venga riportato a 2 mila euro, in modo che non si creino pericolosi fenomeni di concorrenza al ribasso tra strumenti giuridico-contrattuali. Al contrario – conclude Zini – il rischio è quello che dietro questo continuo aumento della vendita di voucher ci sia, invece, la volontà di nascondere un lavoro irregolare e senza tutele. Per questo motivo, la scorsa settimana Assindatcolf ha richiesto un incontro urgente al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, fiduciosi di essere convocati a breve”.
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