“Non solo idraulici, parrucchieri e ristoranti, il Governo inserisca nella ‘lista’ delle spese per cui si starebbe pensando ad una detrazione anche quella della baby sitter”. È quanto dichiara Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.
“Ad oggi infatti, – prosegue – solo chi non è autosufficiente ed ha un reddito che non supera i 40 mila euro ha diritto a portare in detrazione parte del costo sostenuto per il pagamento dello stipendio della badante. Un’agevolazione comunque minima poiché parliamo del 19% di 2100 euro, quindi di un massimo di 399 euro l’anno, a fronte di una spesa che per le famiglie può arrivare a superare i 16 mila euro annui. Al contrario, chi per la gestione dei figli si affida ad una baby sitter può solo portare in deduzione parte dei contributi versati al lavoratore, al pari di chi assume una colf e una badante”.
“Ecco perché – aggiunge Assindatcolf – concedere la detrazione di parte dello stipendio della baby sitter potrebbe rappresentare un primo vero segnale di attenzione nei confronti delle tante famiglie datrici di lavoro domestico, in Italia oltre 2 milioni, soprattutto se abbinata agli effetti della legge a sostegno della genitorialità in discussione alla Camera. Una misura indubbiamente positiva ma non ancora sufficiente: con 400 euro mensili previsti per la dote unica si arriverebbe, infatti, solo a coprire il costo di una baby sitter assunta per 10 ore settimanali, ovvero per circa 2 ore al giorno per 5 giorni a settimana. Per questo – conclude Assindatcolf – tra le richieste che abbiamo avanzato alla Commissione Affari Sociali c’è anche quella di prevedere la totale deduzione del costo della baby sitter, la vera strada maestra per supportare i genitori che lavorano e per far emergere dal nero tanti lavoratori oggi irregolari senza pensare a meccanismi penalizzanti per le famiglie come quello di renderli sostituti di imposta”.