Datore di lavoro domestico fai da te, attenzione al calendario: il 10 luglio sarà, infatti, l’ultimo giorno utile per procedere al “versamento contributivo trimestrale per il lavoro di colf, badanti e baby sitter. Ma come interpretare le tabelle di riferimento?

Ecco alcuni consigli pratici per non sbagliare:

  1. Per prima cosa è bene sapere che a stilare le tabelle è l’Inps. Plurale d’obbligo poiché i prospetti sono due: per rapporti di lavoro a tempo indeterminato e determinato.
  2. Annualmente entrambe le tabelle subiscono delle modifiche e questo perché i valori in esse contenute sono calcolati sulla base “della variazione annuale dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati”. Dal 1 gennaio 2018, si è, infatti, registrato un lieve aumento in busta paga.
  3. Chiariti i concetti base veniamo al calcolo: per capire come stabilire l’importo da versare all’Inps è necessario fare riferimento all’orario lavorativo del domestico. In linea generale si può affermare che più esteso è l’orario di lavoro, minore sarà l’importo contributivo “orario” da destinare alla previdenza:

– Sopra le 24 ore settimanali, per i rapporti di lavoro a tempo indeterminato il contributo orario da versare è fisso e per l’anno 2018 è pari a 1,02 euro, di cui 0,26 sono a carico del lavoratore, da recuperare in busta paga. Mentre per i lavoratori assunti a tempo determinato la quota oraria è pari a 1,10 euro, di cui 0,26 a carico del domestico.

– Sotto le 24 ore settimanali, invece, in entrambi i casi il contributo si determina sempre sulla base della retribuzione effettiva oraria (che è diversa da quella corrisposta al lavoratore).

  1. Come calcolare il valore della retribuzione oraria effettiva? Farlo è molto semplice. Se per esempio il domestico percepisce 8 euro l’ora, bisognerà dividere questo numero per 12, ottenendo così un importo, 0,66, che corrisponde al rateo mensile di tredicesima e che dovrà essere sommato ad 8. Il risultato così ottenuto, 8,66 euro, corrisponderà esattamente alla retribuzione effettiva oraria.
  2. Una volta ottenuto il valore della retribuzione oraria effettiva andrà individuata la fascia di appartenenza, ne esistono 3 diverse: per rapporti di lavoro con retribuzione da 0 a 7,97 euro; da 7,98 a 9,70 euro ed oltre 9,70 euro. Ad ognuna di queste 3 fasce corrisponde un importo orario specifico, che è diverso a seconda che il lavoratore sia stato assunto a tempo indeterminato o determinato. A questo punto è, quindi, possibile stabilire l’importo da versare all’Inps:basta moltiplicare l’importo individuato per le ore effettivamente lavorate durante il trimestre.
  3. Importante sapere, inoltre, che quanto detto fino ad ora è valevole solo ed esclusivamente per rapporti di lavoro instaurati tra persone che non hanno gradi di parentela. Se il lavoratore è coniuge del datore di lavoro, è parente o affine entro il 3° grado e convive, il contributo da versare è diverso ed è indicato nella tabella di riferimento alla voce “senza quota assegni familiari”. Anche in questo caso gli importi sono diversi a seconda della natura del rapporto di lavoro (indeterminato o determinato).
  4. Infine non dimenticatevi di garantire al lavoratore anche la copertura sanitaria complementare di Cassacolf. Il versamento deve essere fatto osservando la stessa tempistica prevista per la parte previdenziale. Per farlo è necessario accedere al portale pagamenti dell’Inps ed inserire manualmente il codice F2. L’importo dovuto è pari a 0,03 euro per ogni ora versata all’Inps. In alternativa, la stessa operazione può essere fatta tramite il canale Lottomatica chiedendo all’operatore di inserire il codice F2 ed il relativo importo.

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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