Anche quest’anno non sarà possibile assumere ‘a distanza’ un cittadino straniero non comunitario per lavoro domestico. Il settore di cura ed assistenza è, infatti, rimasto escluso dal cosiddetto ‘decreto flussi’. Nel provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 84 del 9 aprile 2019, viene programmato l’ingresso per lavoro di 30.850 potenziali cittadini stranieri non comunitari, ma tra le motivazioni ammesse non c’è il lavoro domestico, come invece avveniva in passato, evitando così che si potesse ricorrere all’aiuto in casa di personale non in regola con il permesso di soggiorno.
Lo scorso novembre, ancora prima che il provvedimento fosse approvato, la questione era arrivata in Parlamento, dove la deputata Lisa Noja aveva presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Salvini, mettendo in luce la necessità di programmare flussi di ingresso anche per il comparto domestico, a fronte di una carenza di personale per l’assistenza familiare. Una dichiarazione alla quale il Ministro aveva risposto convinto, asserendo che “con 3 milioni di italiani disoccupati e altri 3 milioni di inoccupati che farebbero volentieri la badanti domani mattina se normalmente retribuiti, penso che bisogna aiutare prima questi italiani rispetto a tutto il resto del mondo”.
Tuttavia, seppur non specificatamente inquadrato, il settore domestico potrebbe ‘attingere’ potenziali lavoratori nelle 4.750 quote di extracomunitari già entrati in Italia con permessi di lavoro stagionale per i quali è ammessa la conversione in caso di lavoro subordinato. Parliamo di personale assunto per la maggior parte dei casi nel settore dell’agricoltura o del turismo e che, ovviamente, non ha alcuna competenza per svolgere mansioni di cura ed assistenza alla casa o, per esempio, a persone non autosufficienti. Oltre a questo, il decreto flussi ammette anche la possibilità di convertire in permessi di soggiorno per lavoro subordinato 3.500 permessi per studio, tirocinio e/o formazione e 800 permessi di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo rilasciati da altro Stato membro dell’Unione europea. Tra le quote di interesse per il comparto domestico vi sono anche le 500 dedicate ai cittadini stranieri non comunitari residenti all’estero che abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d’origine (programmi attivati ai sensi dell’art. 23 del T.U. sull’Immigrazione) e le 100 previste per i lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile.
Quanto ai termini, c’è tempo fino al 31 dicembre 2019 per presentare domanda: unica modalità ammessa è quella telematica e, novità di quest’anno, è necessario essere in possesso di un’identità Spid.
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