Volendo fornire una traduzione letterale si dovrebbe definire “colei che siede (sitter) con i bambini (baby)”, che assiste la prole e si occupa di vigilare in assenza dei genitori dietro il pagamento di uno specifico compenso. Che si preferisca la locuzione inglese o la definizione all’italiana, tata o bambinaia, l’importante per una madre o un padre è che sappia occuparsi dei pargoli con amore e dedizione, dalla prima infanzia fino al raggiungimento della piena autonomia.

Eppure delle differenze esistono, non tanto nella terminologia quanto nell’ inquadramento contrattuale. Facciamo quindi chiarezza. Chi è e cosa deve fare una baby sitter? Volendone sintetizzare al massimo le mansioni si può affermare che la tata, baby sitter, bambinaia o nanny che si preferisca, è la persona che un genitore assume, a tempo pieno o ad ore, perché si occupi dei propri figli a tutto tondo: dalla vigilanza allo svolgimento delle attività ludiche, dalla preparazione dei pasti fino alla vestizione. Sono ammesse attività domestiche? Nei limiti delle mansioni concordate sì; quindi se si tratta di riassettare la stanza del bambino o la cucina dopo i pasti, di occuparsi del lavaggio o dello stiro della biancheria.

Come inquadrarla contrattualmente? Esistono 3 differenti livelli correlati al grado di autosufficienza del bebè; questa viene valutata in base alla capacità del piccolo di compiere autonomamente attività quotidiane, come mangiare o vestirsi. Solitamente fino alla scuola dell’infanzia, ovvero quando il bambino è compreso in una fascia di età da zero a tre anni, la lavoratrice viene inquadrata come assistente a persona non autosufficiente, descritta al cosiddetto livello “Cs” o, in caso possieda uno specifico diploma di formazione, a livello “Ds”. Al contrario, quando si tratta di accudire un bambino autosufficiente, la baby sitter potrà essere inquadrata al livello “Bs”. Ovviamente ad ogni livello corrispondono diverse ed adeguate retribuzioni che comunque non potranno mai essere inferiori ai minimi retributivi previsti: 6,02 euro l’ora per i lavoratori non conviventi Bs, 6,69 euro per quelli Cs e 8,06 l’ora per i lavoratori formati Ds.

Se la famiglia ha invece necessità di trovare una persona di fiducia che si occupi saltuariamente dei propri figli, magari per coprire un’occasionale uscita serale, la lavoratrice potrà essere inquadrata al livello “As” o, bypassando lo step dell’assunzione, ricorrendo direttamente all’utilizzo dei voucher previsti per il lavoro accessorio.

Serve una persona che istruisca sulle buone maniere e faccia da guida nello studio?  In quel caso non si tratterà di una bambinaia, ma di una vera  e propria istitutrice, una figura desueta ma pur sempre contemplata nel contratto collettivo del lavoro domestico (livello D). Una sorta di moderna ‘signorina Rottermeier’ alla quale demandare istruzione ed educazione del proprio figlio e a cui, proprio per questo, viene riconosciuta responsabilità e autonomia decisionale.

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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