Nel linguaggio comune siamo abituati a chiamarle “badanti”, ma il termine tecnico più appropriato sarebbe “assistente alla persona”. In questo caso, più che mai, l’inquadramento del lavoratore domestico è legato al tipo di mansione che viene richiesta. Anziano, non autosufficiente o disabile? Partiamo dal principio, da chi ha bisogno di un’assistente alla persona.

L’ipotetica platea è molto ampia. C’è chi con l’avanzare dell’età si trova a dover fronteggiare le conseguenze tipiche dell’invecchiamento, carenze psico-fisiche ma anche relazionali e per questo ha bisogno di un supporto tra le mura domestiche. Ma c’è anche chi, a prescindere dall’età anagrafica, non è nelle condizioni di svolgere le attività della vita quotidiana in autonomia. Potrebbero aver bisogno di una badante anche coloro i quali, per periodi più o meno lunghi, necessitano di un aiuto domestico a causa di malattie o interventi chirurgici, senza dimenticare la realtà delle tante persone che vivono in solitudine e che in un’assistente cercano solo compagnia.

Per tutte queste persone c’è la badante, una figura esplicitamente prevista nel contratto collettivo nazionale che disciplina il lavoro domestico. Ma come inquadrala correttamente? Esistono 4 diversi livelli (tecnicamente AS, BS, CS e DS), che corrispondono ad altrettanti profili.

Entriamo nel dettaglio. Il livello C super descrive la cosiddetta badante “classica”, chiamata ad assistere soggetti non autosufficienti nelle attività della vita quotidiana, coloro che non sono in grado di assumere alimenti in modo indipendente, di provvedere alla propria igiene personale, di indossare abiti, di camminare o che necessitano di una sorveglianza continua. Quando questa manca e non c’è un familiare che si presti a provvedere alle esigenze della persona, diventa indispensabile selezionare una persona che se ne occupi direttamente. Stando alle indicazioni contenute nel contratto collettivo del lavoro domestico, per questa mansione non è richiesta una formazione specifica, cosa che invece è prevista per la badante inquadrata a livello D super, che dovrà vantare nel proprio curriculum personale un diploma specifico o in alternativa almeno 500 ore di formazione.

In ogni caso la lavoratrice potrà essere assunta come convivente a tempo pieno (fino a 54 ore settimanali), oppure per svolgere attività lavorativa limitatamente ad alcune ore settimanali o, all’occorrenza, per discontinue prestazioni assistenziali notturne. Ovviamente, ad ogni profilo corrispondono delle tabelle differenti relative ai minimi retributivi, sulla base dei quali dovrà essere concordato il compenso.

Diversa la situazione quando il potenziale assistito ha una vita indipendente: in questo caso un aiuto in casa potrebbe essere necessario anche solo per fare la spesa o per passare qualche ora in compagnia. Anche qui la figura richiesta è quella dell’assistente alla persona, che potrà essere inquadrata contrattualmente al livello B super.

È importante sottolineare che, in ogni caso, sia che si tratti di accudire una persona autosufficiente che una persona non autosufficiente, la badante è chiamata per contratto a provvedere, oltre alla cura della persona, anche alla preparazione dei pasti, al riordino dell’abitazione, al disbrigo delle faccende domestiche. Non è invece previsto lo svolgimento di prestazioni di tipo infermieristico (come flebo, iniezioni, medicazioni), il che non significa però che la lavoratrice non debba aiutare l’assistito a seguire precise prescrizioni mediche o particolari regimi alimentari.

Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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