Dare più tempo agli immigrati che hanno perso il lavoro per cercare una nuova occupazione prima di togliergli il permesso di soggiorno. In pratica la legge non cambia di una virgola ma, il Ministero dell’Interno con la circolare n. 400/A/2016712.214.122, del 3 ottobre u.s., ha inteso fornire alle Questure delle puntuali indicazioni operative in merito al rinnovo del permesso di soggiorno “per attesa di occupazione”, affinché la norma venga interpretata in maniera meno restrittiva. Nella circolare si sottolinea che, come previsto dall’articolo 22, comma11, del Testo Unico sull’immigrazione, in caso di primo rinnovo, il permesso deve avere una validità minima “non inferiore ad un anno, ovvero per tutto il periodo di durata della prestazione di sostegno al reddito percepita dal lavoratore straniero, qualora superiore”, e che non ci sono limiti all’eventuale successivo rinnovo “per attesa occupazione”, nelle annualità successive alla prima concessione. In tale situazione, le Questure dovranno valutare il singolo caso, facendo attenzione ai legami familiari, al numero di anni passati in Italia e al livello di inclusione sociale del richiedente. Per il successivo rinnovo serve comunque un reddito minimo uguale a quello previsto per i ricongiungimenti familiari. Per determinarlo, si legge nella circolare, “si potrà tenere conto anche del reddito annuo complessivo dei familiari conviventi con il richiedente”. Infine, sempre in relazione alla valutazione del requisito del reddito, il Ministero ribadisce che questa debba avvenire anche sotto il profilo “prognostico”, ovvero, in presenza di un contratto di lavoro stipulato da pochi mesi, non ci si può limitare a valutare il reddito storico, sicuramente insufficiente, ma deve compiersi una prognosi che tenga conto della natura del contratto di lavoro, valutando se si tratti di contratto full time o part time, a tempo indeterminato o a tempo determinato, etc. Tutto ciò per evitare di pregiudicare i cittadini stranieri che hanno stipulato il contratto di lavoro a ridosso del momento in cui la domanda di rinnovo del permesso viene esaminata dalla Questura, specie in un periodo storico caratterizzato dalla difficoltà a reperire un lavoro stabile. Questo è un importante passo in avanti, che certamente contrasterà anche la piaga del lavoro nero. Infatti, senza permesso di soggiorno è ovviamente impossibile trovare un impiego “in regola” e il lavoratore che ha perso il proprio impiego, piuttosto che tornare nel proprio paese d’origine, dal quale si è allontanato per provare ad avere un futuro migliore, finisce per accettare lavori non regolari.

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