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Pari opportunità: deduzione costo lavoro domestico per aiutare le donne lavoratrici

“Agevolazioni fiscali per aiutare le famiglie italiane ma soprattutto per consentire alle donne una maggiore presenza nel mondo del lavoro da cui, purtroppo, ancora oggi molto spesso rimangono escluse”. È quanto evidenziato da Teresa Benvenuto, segretario nazionale Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (aderente Confedilizia, componente Fidaldo) alla presidente della Camera, Laura Boldrini, che questa mattina ha coordinato i lavori del convegno ”Le donne condizione della crescita”, presso la Sala della Regina di Montecitorio. 

“Da questo tavolo di lavoro, – ha detto Benvenuto – così come richiestoci dalla presidente Boldrini, mettiamo a disposizione delle istituzioni la nostra proposta: il riconoscimento della totale deduzione del costo del lavoro domestico. Una misura di equità sociale che auspichiamo possa essere tradotta in un emendamento alla legge di Bilancio”.

“Un intervento dello Stato – ha continuato la segretaria dell’Associazione che riunisce le famiglie datrici di lavoro domestico – non può che essere indirizzato a questo sistema che noi definiamo di ‘welfare fai te’, ovvero quello che in questi anni di dura crisi economica ed in assenza, o quasi, di politiche pubbliche, le famiglie hanno saputo mettere in piedi per fare fronte alle esigenze di cura familiare. Un modello che viene dal basso e che chiama in causa in primis le donne, sulle quali tradizionalmente ricade tutto il lavoro di cura e che proprio per questo spesso sono obbligate a mettere da parte il percorso di realizzazione professionale. La deduzione totale del costo del lavoro domestico – ha concluso – potrebbe invece produrre un’inversione di tendenza: le famiglie potrebbero risparmiare dai 2 ai 5 mila euro l’anno, si genererebbe nuova occupazione e si avrebbero effetti positivi anche in termini di emersione del lavoro nero. Il Censis, a cui nel 2015 abbiamo commissionato uno studio, ‘Sostenere il welfare familiare’, stima infatti che potrebbero essere regolarizzati 340 mila lavoratori che oggi non esistono, anche sotto il profilo dei diritti. Tutto questo ad un costo molto contenuto, sempre il Censis ha calcolato che, al netto degli effetti diretti ed indiretti, l’operazione deduzione totale del costo del lavoro domestico costerebbe allo Stato solo 70 milioni di euro”.

 

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