“Un anziano non autosufficiente che abbia bisogno di una badante a tempo pieno può arrivare a spendere tra 1.600 e 1.800 euro al mese, che in un anno significano tra i 19 ed il 21 mila euro, tra retribuzioni, tredicesima, ferie, Tfr e contributi. Una spesa indifferibile ma che non tutte le famiglie possono permettersi. È questo il motivo per cui da anni chiediamo misure che rendano sostenibile il costo del lavoro domestico, per tutti. Indubbiamente l’introduzione di una prestazione universale con cui remunerare la badante regolarmente assunta, così come configurata nello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di politiche in favore degli anziani, va nella direzione auspicata ma serve uno sforzo in più”. È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.
“Dati alla mano – prosegue Zini – con un ‘assegno di assistenza’ del valore di 850 euro al mese non si riuscirebbe a coprire neanche la metà di quello che una famiglia spende per assumere una badante a tempo pieno, sia in regime di convivenza (1.671 euro al mese e 18.927 l’anno), che ad ore (1.854 euro al mese e 20.896 l’anno). Con 850 euro si riuscirebbe giusto a coprire il costo di una badante per 20 ore la settimana. Ovviamente questo implica che vi sia un ruolo attivo di un caregiver a copertura delle ore che rimangono scoperte. Senza contare che la platea degli aventi diritto è veramente ridotta: solo gli over 80 in gravissime condizioni con un Isee che non superi i 6mila euro l’anno saranno destinatari di questo assegno in via sperimentale per 2 anni. Cosa succederà dopo? Come faranno tutti gli altri?”.
“Infine, – conclude – sebbene la strada dell’incentivo al lavoro regolare sia quella giusta, riteniamo che questo provvedimento non porterà grandi benefici neppure sul fronte dell’emersione del lavoro irregolare, che come sappiamo nel comparto domestico ha percentuali altissime: circa un milione di lavoratori senza contratto. Secondo le nostre stime, nella migliore delle ipotesi, potrebbero emergere per un periodo limitato circa il 2% dei rapporti oggi in nero, ovvero una goccia in mezzo al mare! Al contrario, per invertire la marcia serve più coraggio nel definire una riforma completa, strutturale e, soprattutto, universale, come chiesto dal network di associazioni del Patto per la non autosufficienza, di cui facciamo parte”.