La credenza che gli immigrati rubino il lavoro agli italiani è, da anni, smentita dalla realtà. Ad affermarlo è il Dossier Statistico Immigrazione realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, presentato lo scorso 25 ottobre a Roma, secondo il quale i due terzi dei 2.423.000 occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia) svolgono professioni poco qualificate o operaie, siano esse nel settore dei servizi, dove i lavoratori stranieri si concentrano per oltre i due terzi (67,4%), o in quelli dell’industria e dell’agricoltura (dove trovano impiego rispettivamente nel 25,6% e nel 6,1%).

Non sorprende, quindi, che siano sovra istruiti più di un terzo di essi (34,7%, contro il 23,0% degli italiani, per uno scarto di oltre 11 punti percentuali). Mentre i disoccupati stranieri, secondo il dossier, sono calcolati in 406.000, un settimo di tutte le persone in cerca di occupazione in Italia, per un tasso di disoccupazione del 14,3% a fronte del 10,8% relativo agli italiani.

In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari (comparto che impiega il 43,2% delle lavoratrici straniere), quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e degli agricoltori. Inoltre i lavoratori immigrati “restano ancora schiacciati nelle nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui, poco retribuiti, stagionali e caratterizzati da sacche di lavoro nero o grigio e, quindi, di sfruttamento”. Non solo. Come rileva il dossier, la scarsa mobilità professionale degli stranieri, tipica di un mercato rigidamente stratificato come quello italiano, li inchioda poi in situazione di subordine, che si riflette nel differenziale retributivo: in media, un dipendente italiano guadagna il 25,5% in più rispetto a uno straniero (1.381 euro mensili contro 1.029), mentre le donne straniere guadagnano in media il 25,4% in meno dei connazionali maschi.

 

 

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