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Lavoro: limite utilizzo voucher a 7mila euro non garantisce nessuno

“Non solo occupazione irregolare. Le criticità nel settore domestico legate all’utilizzo dei voucher, così come oggi sono configurati, vanno oltre la piaga del lavoro nero. Il rischio maggiore è che si arrivi ad intaccare la natura stessa del rapporto lavorativo. Per scongiurare questo pericolo l’unica strada percorribile è quella ‘francese’, dove il meccanismo del voucher non è concepito come alternativo al contratto stesso ma funge da meccanismo di pagamento, garantendo una reale semplificazione nella gestione del rapporto lavorativo per le famiglie”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (componente Fidaldo, aderente Confedilizia), in merito al servizio di Report sull’utilizzo dei voucher, andato in onda nella puntata di domenica 22 novembre.

“Nel corso degli anni – prosegue – abbiamo assistito ad un graduale aumento del plafond annuale dei voucher, che da ultimo il Jobs Act ha fissato a 7 mila euro come importo massimo netto che un lavoratore domestico può percepire. Questa operazione, che non tiene conto delle specificità del settore, ha di fatto snaturato il concetto di occasionalità previsto all’origine della norma. Con 7 mila euro un datore di lavoro riesce, infatti, a coprire l’attività di un collaboratore che presta servizio per 23-24 ore a settimana, ogni settimana, ogni mese, per anni. Si tratta, dunque, di un rapporto di lavoro continuativo che con i voucher viene legittimato ad essere trattato come occasionale. Tradotto, – prosegue Zini – per un lavoratore significa rinunciare ai diritti acquisti come tredicesima, ferie, malattie, liquidazione e alle tutele previdenziali (tra cui maternità e disoccupazione). Salvo poi ripensarci e proporre un’azione contro il datore di lavoro, alla cessazione del rapporto, magari dopo molti anni”.

“Come associazione di categoria che si occupa di tutelare i datori di lavoro – prosegue Zini – potremmo limitarci a dire che questa condizione di artificiosa occasionalità potrebbe mettere a rischio vertenze le famiglie. Tuttavia, noi vogliamo andare oltre: educare al rispetto della legalità fa parte della nostra mission, per questo affermiamo che la tutela dei diritti dei lavoratori va salvaguardata e che per come oggi sono stati concepiti, i voucher non sono una garanzia. Per questo valutiamo positivamente la proposta di legge in materia di deducibilità e detraibilità della deputata del Pd, Patrizia Maestri, che nell’articolato va proprio a modificare per il lavoro domestico il limite per l’utilizzo dei voucher a 7 mila euro, portandolo a 2 mila, così come attualmente previsto per gli imprenditori ed i professionisti. Siamo infine convinti – conclude il vice presidente Assindatcolf – che si debba andare sempre di più verso il modello francese e avere come punto di arrivo la piena deducibilità del lavoro domestico, che per una famiglia significa abbassare l’imponibile sottraendo il costo sostenuto per gli stipendi dei lavoratori e per i contributi versati”.

 

 

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