“Ogni anno il lavoro domestico irregolare ‘costa’ allo Stato quasi 2,7 miliardi di mancato gettito, tra evasione contributiva e fiscale. A farne le spese, poi, sono anche direttamente le famiglie che, secondo le simulazioni elaborate per Assindatcolf dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, a fronte di un risparmio tra il 6-8% derivante dal ricorso al ‘nero’, si assumono però il rischio di arrivare a pagare il 30% in più in caso di controversia con il lavoratore. Dati alla mano, è indubbio che solo un ampliamento delle soglie di deducibilità del costo del personale domestico potrebbe interrompere questo circolo vizioso e, contestualmente, sostenere economicamente le famiglie, già alle prese con gli aumenti retributivi di colf, badanti e baby sitter”. È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.
“Per questo – prosegue – siamo lieti che il ministro del Lavoro, Marina Calderone, abbia parlato dell’esigenza di avviare una riflessione sull’ampliamento delle soglie di deducibilità fiscale per le spese legate alle attività di colf e badanti. Una richiesta di cui da anni ci facciamo portavoce e che riteniamo essere non più rinviabile, soprattutto alla luce dell’adozione del Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso, per cui da subito siamo disponibili a lavorare”.