“Sono allarmanti i dati divulgati dall’Istat sul tasso di interruzione dell’attività lavorativa delle donne. Servono urgentemente strumenti concreti per consentire all’universo femminile ed in particolare alle madri, di conciliare i tempi di vita e di lavoro. Misure non più rimandabili, senza le quali è impossibile immaginare una reale parità di genere”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (aderente Confedilizia, componente Fidaldo), commentando i dati divulgati ieri dall’Istat.

“La nostra associazione – prosegue – chiede da anni al Governo e continua a farlo anche in queste settimane nell’ambito della discussione della Legge di Stabilità, che si renda totalmente deducibile il costo del lavoro domestico. Una misura di equità sociale perché consentirebbe alle famiglie che si avvalgono di un aiuto domestico, colf, badanti o baby sitter, di risparmiare 5-6 mila euro l’anno. Aiutare le famiglie oggi significa sostenere le donne, che come drammaticamente emerge dai dati dell’Istat, sono le prime a rinunciare al lavoro e a mettere da parte la propria professionalità per dedicarsi alla cura dei propri cari ed in particolare dei figli. Quasi una donna su tre lascia il lavoro dopo l’esperienza della maternità. Spesso, inoltre, si tratta di una scelta a senso unico. L’osservatorio di Assindatcolf registra, infatti, sempre più di frequente casi di donne che, uscite dal mondo del lavoro, una volta esaurito il loro compito tra le mura domestiche, rimangono tagliate fuori e devono ‘reinventarsi’ una posizione lavorativa sempre in ambito domestico, con mansioni lontane dalla propria formazione e dalle proprie attitudini. Questo – conclude – deve iniziare a cambiare: un paese civile deve poter mettere le persone nelle condizioni di scegliere, soprattutto le donne che, purtroppo, sono ancora l’anello debole della catena”.

 

 

 

 

 

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Non lasciare al caso la gestione di colf, badanti e baby sitter!

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