Il lavoro domestico rimane escluso dal meccanismo della tracciabilità dei voucher introdotto con l’ultima modifica del Governo al decreto legislativo n. 81/2015, attuativo del cosiddetto Jobs Act. È questo l’allarme lanciato da Assindatcolf lo scorso 10 giugno, a poche ore dall’approvazione in Consiglio dei Ministri del correttivo. “Nessuna trasparenza per il lavoro di colf, badanti e baby sitter: ad una prima lettura del provvedimento a cui oggi ha dato il via libera preliminare il Consiglio dei Ministri, il lavoro domestico, che soffre percentuali altissime di lavoro nero (oltre 800 mila lavoratori), sembra rimanere escluso dal meccanismo della tracciabilità” ha spiegato l’Associazione che proprio all’indomani dell’approvazione del provvedimento ha inviato una missiva alle competenti commissioni parlamentari per chiedere di essere audita in rappresentanza delle famiglie datrici di lavoro domestico.
“Nel provvedimento – prosegue l’Associazione citando l’articolo 1 del decreto legislativo – si parla solo di ‘committenti imprenditori non agricoli o professionisti’. Il non prevedere esplicitamente la categoria dei privati o delle famiglie, che sono i datori dei lavoratori domestici, significa lasciare aperti spazi che si possono tradurre in un possibile utilizzo improprio del buono lavoro, come già spesso accade nella pratica”.
E ancora, Assindatcolf ha spiegato, come già sottolineato a Governo e Parlamento in più occasioni, che non avere introdotto anche per il settore domestico il limite a 2 mila euro per singolo committente “significa non voler intervenire per correggere delle anomalie che già oggi sono presenti a causa di un impiego non occasionale dei voucher”.