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Istat: allarmanti dati lavoro nero nel settore domestico

Allarma la fotografia scattata dall’Istat sull’economia non osservata nei conti nazionali: cresce il numero di lavoratori irregolari, che raggiunge percentuali altissime nel settore dei servizi (il 51,8%), di cui il lavoro domestico è una componente di primo piano. Dati impressionanti che sottolineano l’inefficienza del sistema e delle norme che lo regolano soprattutto se letti congiuntamente a quelli diffusi dall’Inps sull’evasione contributiva: circa 3,3 miliardi vengono evasi per lo più nel comparto domestico e di cura”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico commentando i nuovi dati dell’Istat sull’economia non osservata.

“Per invertire la tendenza, che ad oggi consacra il settore domestico come vero e grande contenitore di irregolarità, – prosegue Zini – è indispensabile rendere il lavoro regolare meno caro di quello in nero. La nostra ‘ricetta’ è quella della deduzione del costo del lavoro domestico, un meccanismo che consentirebbe alle famiglie che ad oggi non possono fare a meno di un aiuto domestico in casa (in particolare per l’assistenza ad anziani, malati cronici e bambini) di dedurre dalla dichiarazione dei redditi sia la parte contributiva, che quella della retribuzione di colf, badanti e baby sitter, che rappresenta anche la parte più onerosa”.

“Infine – conclude il vice presidente Assindatcolf – se vogliamo far emergere almeno 350 mila rapporti di lavoro domestico oggi irregolari iniziamo a non escludere il settore dalle agevolazioni previste per l’assunzione di giovani, donne e disoccupati, partendo proprio da quelle che dovrebbero essere inserite nella prossima Legge di Bilancio”.

 

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