“I dati contenuti nel Bilancio sociale dell’INPS, in relazione all’aumento dei collaboratori domestici italiani, mettono in luce un fenomeno che l’Assindatcolf ha più volte segnalato in passato. Già nel 2009, infatti, a partire dalle regioni del Nord-Est, le nostre sedi avevano registrato un incremento di assunzioni di manodopera italiana, soprattutto femminile”. E’ quanto scritto in un comunicato stampa dell’Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, componente Fidaldo e aderente a Confedilizia. “In pratica – si legge nella nota – il settore domestico è diventato sempre più una soluzione occupazionale, anche se minimale, per chi, spesso pur in possesso di un livello di istruzione elevata, non è riuscito ad inserirsi in altri ambiti lavorativi o per quanti, dopo la perdita del proprio lavoro, hanno deciso di reinventarsi in questo ambito. Ci pare di capire, quindi, dalla lettura del dato, che ad aver perso la propria occupazione e a ripiegare sul lavoro di cura verso figli, nipoti e anziani, siano soprattutto le donne e che queste sostituiscano il reddito perso in parte con gli ammortizzatori sociali e in parte con minori costi di colf e badanti per la famiglia. Anche alla luce di ciò, come più volte affermato in passato, noi di Assindatcolf ribadiamo che la deducibilità fiscale del lavoro domestico è certamente un aiuto diretto al mantenimento della propria occupazione o al reinserimento lavorativo per tutte le categorie deboli, in particolare per le donne. In merito, poi, alla leggera contrazione registrata dall’INPS, in relazione ai rapporti di lavoro domestico, si può rilevare una diminuzione dei rapporti sino a trenta ore settimanali e l’aumento dei rapporti oltre le cinquanta ore settimanali, ovvero i rapporti a tempo pieno. Possiamo, quindi, dedurre che il datore di lavoro domestico, in questo caso la famiglia, propenda per risolvere il problema dell’assistenza in due modi: o ricorrendo al caregiver diretto, quindi al welfare fai da te, o, purtroppo, con un maggiore ritorno al lavoro nero. Diversamente, l’aumento dei datori di lavoro con oltre quaranta ore dichiarate dimostra la maggiore consapevolezza di coloro che gestiscono un rapporto di lavoro a tempo pieno. Dalla lettura complessiva dei dati INPS emergono, dunque, due elementi importanti: l’eccessivo onere del costo del lavoro domestico, e per questo ribadiamo la necessità che vengano messe in campo delle politiche di defiscalizzazione, e la consapevolezza della responsabilità della famiglia, quale datore di lavoro, che porta alla regolarizzazione del rapporto con il proprio dipendente. Ci auguriamo, quindi, al fine di incentivare l’emersione del lavoro nero, che rappresenta per noi di Assindatcolf un obiettivo fondamentale, che il Governo si attivi con maggiore convinzione per sostenere le famiglie. Solo così, infatti, sarà possibile tentare seriamente di contrastare il lavoro nero”.
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