“L’Assindatcolf,componente Fidaldo e aderente a Confedilizia,rappresenta e tutela la categoria dei datori di lavoro dei collaboratori domestici. Il nostro obiettivo è quello di dare voce alle loro richieste, attraverso la collaborazione con le istituzioni e gli enti previdenziali, e di tutelarli anche dal punto di vista sindacale, poiché sottoscriviamo il contratto collettivo nazionale di lavoro. Quest’ultimo regola il rapporto di lavoro intrapreso dalla famiglia nei confronti del collaboratore domestico”. E’ quanto ha affermatoTeresa Benvenuto, segretario nazionale dell’Assindatcolf, in un’intervista rilasciata a Radio Radicale.
“La figura del datore di lavoro domestico -ha spiegato-, nata per rispondere alla necessità di accudire i propri familiari e sopperire ad una carenza da parte dello Stato, ha dato il via ad un sistema che potremmo definire di ‘welfare fai da te’. Parliamo di un settore in crescita, nonostante la crisi economica, perché le famiglie continuano ad avere bisogno dell’aiuto quotidiano di queste figure professionali per assistere i propri familiari: anziani, portatori di handicap e bambini”. “Si tratta di una categoria -ha sottolineato il segretario nazionale dell’Assindatcolf- che conta circa 900 mila unità iscritte all’INPS. In ogni caso, non va dimenticato che c’è una parte di lavoratori, pari quasi allo stesso numero, che lavora in nero. Il nostro obiettivo è quello di eliminare questo fenomeno nell’ambito domestico, mettendo così fine a comportamenti illegali. Per tale ragione, sosteniamo la defiscalizzazione degli oneri verso quelle famiglie che assumono regolarmente dei lavoratori domestici. In questo modo converrebbe regolarizzare il rapporto di lavoro e ad essere tutelati sarebbero sia il datore di lavoro sia il lavoratore. Se si fornisce alle famiglie, che si trovano ad essere datori per la prima volta, tutto il supporto necessario per regolarizzare il rapporto di lavoro con i collaboratori domestici, -ha spiegato poi Benvenuto- certamente verrebbero a diminuire i casi di lavoro in nero. Un fenomeno, questo, alimentato anche dai lavoratori italiani che, considerando quello domestico come un settore di passaggio, da utilizzare nell’attesa di trovare una differente occupazione, preferiscono non regolarizzare la propria posizione. La categoria che rappresenta Assindatcolf è particolarmente attenta e sensibile ai diritti dei lavoratori”. “E’ importante sottolineare, ancora una volta, -ha aggiunto poi il segretario nazionale dell’Assindatcolf- che le famiglie sono state costrette a trasformarsi in datori di lavoro per sopperire alla mancanza del welfare statale. Lo Stato, quindi, nell’analizzare il fenomeno, deve sì considerarlo sotto il profilo economico-contributivo, ma è ancor più importante che ne sottolinei la valenza etico-sociale, esprimendosi a favore di una logica di emersione del lavoro in nero e supportando concretamente le famiglie. E’ giusto che un rapporto di lavoro sia regolamentato da un contratto, che il datore di lavoro sia attento ai diritti del proprio collaboratore così come è giusto che quest’ultimo paghi le tasse, assumendosi anche gli oneri che gli competono. Soltanto con il rispetto delle regole da parte di tutti i soggetti coinvolti sarà possibile eliminare il fenomeno del lavoro nero”.
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