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Decreto flussi, Assindatcolf: bene 10mila nuove quote ma con obbligo intermediazione rischio aumento costi

“Le 10mila nuove unità dedicate al settore dell’assistenza domestica che entreranno nel prossimo decreto flussi, sommate alle 9.500 già previste nella programmazione triennale, con ogni probabilità consentiranno di raggiungere una quota congrua a soddisfare le reali esigenze di assistenza familiare annuale, in linea con le stime contenute nel nostro Rapporto 2024 “Family (Net) Work”. Ma resta il dubbio che le procedure per le quote aggiuntive escludano le associazioni datoriali di categoria dal supporto alle famiglie nella gestione delle pratiche”. È quanto dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico.

“Nello studio presentato a luglio scorso avevamo stimato un fabbisogno reale di quasi 19mila unità di lavoratori non comunitari da impiegare in ambito domestico solo per il prossimo anno, con la Lombardia ed il Lazio in cima alla classifica regionale” precisa il presidente di Assindatcolf, che lo scorso 23 settembre ha rappresentato la Federazione Fidaldo, nella sua veste di vice presidente, al tavolo tecnico convocato a Palazzo Chigi.

“È indubbio – aggiunge Zini – che la misura approvata oggi in Consiglio dei Ministri rappresenti una boccata d’ossigeno per tutto il comparto domestico. Un settore composto per il 70% da lavoratori stranieri e che, anche in virtù del progressivo invecchiamento della popolazione, negli ultimi anni ha visto crescere sempre più la mansione della badante, che oggi rappresenta quasi il 50% del totale. Aver, poi, previsto più click day per tipologia di lavoratori, compresi quelli domestici, speriamo possa consentire ad una platea più ampia di accedere alla procedura, in linea con le esigenze di assistenza delle famiglie, che nella maggior parte dei casi non sono programmabili”.

“Tuttavia, aver previsto l’obbligatorietà dell’intermediazione solo per soggetti economici, APL e professionisti, escludendo le associazioni datoriali del settore che da anni sono già coinvolte nelle procedure dei decreti flussi – come sembrerebbe dalle prime informazioni – oltre che ingiustificato, potrebbe far lievitare i costi delle pratiche. Al contrario, come associazione datoriale avevamo dato disponibilità per assistere le famiglie nella presentazione delle istanze, mutuando il sistema delle quote dedicate già previsto per l’agricoltura”.

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