“Isolamento fiduciario o quarantena in strutture extra abitative e tampone obbligatorio a carico del sistema sanitario. Sono queste, in sintesi, le misure sulle quali abbiamo chiesto a Governo e Regioni di avviare un confronto a tutela delle famiglie datrici di lavoro domestico che hanno alle proprie dipendenze lavoratori stranieri, anche appartenenti all’Unione Europea, che tornano in Italia per motivi di lavoro”. È quanto dichiara Andrea Zini, vice presidente Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, aderente Confedilizia e componente Fidaldo.
“L’espansione dell’epidemia fuori dai confini nazionali, con particolare riferimento alla situazione dei Balcani, – spiega Zini – ed i quotidiani casi di contagio cosiddetto da ‘importazione’ ci preoccupano non poco soprattutto perché il settore domestico è composto per il 70% da lavoratori stranieri ed in particolare originari dell’Est Europa, da cui proviene il 41% del totale, ovvero 347 mila domestici su 850 mila. Ed ancora, il 60% degli stranieri originari dell’Est Europa è dedito all’attività di badante e spesso anche in regime di convivenza, quindi a strettissimo contatto con anziani, disabili e malati, ovvero le persone più vulnerabili e a rischio di contagio. Per questo motivo – conclude il vice presidente di Assindatcolf – abbiamo inviato una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai ministri della Salute e degli Affari Regionali, Roberto Speranza e Francesco Boccia, e al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, chiedendo di avviare un confronto urgente a livello nazionale ma anche regionale con l’obiettivo di tutelare le famiglie e le stesse lavoratrici, soprattutto in questo momento dell’anno in cui molte di loro stanno tornando in Italia dopo aver fruito del periodo di ferie. Il rischio concreto è che si possano creare dei nuovi e pericolosi focolai domestici”.