Ciascun coerede risponde dei debiti gravanti sull’asse ereditario soltanto in misura proporzionale alla quota di eredità ricevuta per successione.
In altri termini, in presenza di più eredi, ciascuno di essi è tenuto al pagamento di una parte soltanto dei debiti ereditari: questi ultimi si ripartiranno, infatti, sia in relazione al numero degli eredi, sia in base all’ampiezza delle rispettive quote calcolate in percentuale sull’intero asse ereditario.
E su tale principio si è basato il Giudice del Lavoro del Tribunale di Fermo, accogliendo il ricorso di una collaboratrice domestica volto ad ottenere il riconoscimento di differenze retributive per l’attività effettuata alle dipendenze di due coniugi, condannando i due eredi a corrispondere alla ricorrente l’importo di € 25.680,95 (oltre accessori e spese ciascuno per la propria quota in relazione alla successione del datore defunto).
Avverso tale decisione si era opposto uno degli eredi facendo ricorso alla corte d’Appello di Ancona, che confermava la sentenza di primo grado per uno degli eredi e, in considerazione della transazione avvenuta tra l’altro erede e la lavoratrice, dichiarava tra questi cessata la materia del contendere.
L’ultima a pronunciarsi, confermando il principio pro quota è stata quindi la Corte di Cassazione, che, con sentenza n.751 del 15 gennaio 2018, afferma che nella fattispecie in esame, la Corte d’Appello di Ancona – sia pure in modo sintetico – ha specificato le quote di compartecipazione passiva degli eredi all’obbligazione di cui è causa, rilevando l’assenza di specifica contestazione, nelle fasi di merito, oltre che dei calcoli svolti dal CTU, anche dei criteri di ripartizione delle obbligazioni tra gli eredi.